Vorrei sapere quando, quante volte e perché la biscia comune subisce la muta. Cordialmente Orietta Zacchi

Con “Biscia comune” credo lei voglia indicare la più comunemente detta “Biscia dal collare”, il cui nome scientifico, secondo Linnaeus, è “Natrix natrix” e della quale conosciamo almeno 11 sottospecie.
Esistono altre specie di Biscia ma sono solitamente presenti in particolari zone geografiche.

La “Natrix natrix” ha una lunghezza che può andare da 80-120 cm fino a 200 cm e le femmine sono più grandi dei maschi. Si tratta di un serpente piuttosto grande, con testa larga, ottusa e arrotondata, ben distinta dal resto del collo e provvista di narici laterali e di occhi grandi con pupilla rotonda. Le squame sono disposte su 19 file, quelle della regione dorsale presentano una leggera carenatura, che comunque, di solito, non si estende sino alla coda. Appena dietro alla testa è presente un collare giallo acceso, bordato da due macchie nere che si congiungono al centro del collo, e che ha conferito il nome comune a questo rettile. Pur presentando delle ghiandole velenifere, questa specie possiede dei denti corti e pieni, inadatti a portare il veleno nei tessuti profondi, e quindi è totalmente inoffensiva per l’uomo.
È diffusa praticamente in tutto il continente Europeo. In Italia è comunissima ed è senz’altro il serpente più diffuso a livello nazionale. Si insedia in una vastissima gamma d’ambienti, in quanto a dispetto del nome, è meno acquatica di quanto si creda e sovente si rinviene in zone che distano chilometri da ambienti umidi. Si trova spesso sulle rive dei fiumi e degli stagni, ma abita anche cascine abbandonate, pietraie, boschi ripari e prati erbosi.
La biscia d’acqua (Natrix natrix) è un animale esclusivamente diurno, che si nutre prevalentemente di anfibi anuri, abitudine che le ha conferito il nome dialettale di “ranarola”. Altre prede consuete sono tritoni, micromammiferi, lucertole, e, molto spesso, anche piccoli pesci. Si tratta di un animale dall’indole molto mansueta, dato che non tenta mai di mordere: se minacciata, infatti, adotta un curioso sistema di sopravvivenza che consiste nel fingersi morta, voltandosi con il ventre verso l’alto, spalancando la bocca e secernendo dalla cloaca un liquido nauseabondo. Se si trova nelle condizioni di dover rispondere agli attacchi per forza, allora appiattisce il capo ed inizia a sibilare molto forte, sferrando colpi fulminei a bocca serrata, contro l’aggressore.
L’accoppiamento avviene di norma tra Aprile e Maggio e la femmina, all’inizio dell’estate, depone 30-40 uova della lunghezza di 3 cm in un luogo sicuro, che possa mantenere costante la temperatura necessaria allo sviluppo degli embrioni: ecco perché spesso si riscontra la presenza di un nido nei fienili, tra le foglie in decomposizione o nei letamai, luoghi in cui la fermentazione del materiale organico conferisce alle uova il calore dovuto. È protetta in tutta Italia con severe norme, in quanto la popolazione è abbastanza minacciata dalla distruzione dei biotopi e perché, pur essendo innocua, viene uccisa poiché viene per errore scambiata per una vipera, soprattutto quando è trovata lontano dall’acqua.

I serpenti sono gli unici rettili a compiere una MUTA completa della pelle. Il perché della muta è da attribuire alla crescita dell’organismo; in termini semplici l’organismo crescendo non può essere protetto e contenuto dalla stessa “pelle” dato che questa e rigida e non cresce, perciò la deve cambiare periodicamente con una più grande, che poco prima della muta è già pronta ma sotto quella vecchia.
Qualche giorno prima del cambiamento, in genere questi animali modificano il proprio comportamento, perdono l’appetito e cercano di inzupparsi d’acqua perché cambiando la pelle subiranno una notevole disidratazione. Al momento giusto questi rettili rompono il loro rivestimento esterno al livello della testa e cominciano a spingerlo indietro, sfregandolo contro il terreno. L’involucro sottile si rovescia e, non trovando l’ostacolo delle zampe, viene rigettato praticamente intero, come una spoglia che riproduce, squama per squama, il corpo dell’animale. La frequenza della muta varia da un paio di volte all’anno ad una volta al mese, questo dipende dalle condizioni di alimentazione, dal tasso di crescita, dall’età.
La Natrix natrix muta durante l’estate, prima della muta diviene lenta di riflessi e movimenti, per qualche tempo non si nutre e diventa quasi cieca per l’opacizzazione del rivestimento epidermico degli occhi. La muta è facilitata da un sottile strato di cellule che diventano viscide e hanno un effetto lubrificante all’interno della vecchia pelle (esuvia), questa, una volta abbandonata, ha subito una tale tensione che risulta allungata del 15% rispetto alle dimensioni dell’animale.

http://www.ittiofauna.org/webmuseum/rettili/natrix_natrix01big.htm