Vorrei capire meglio la differenza tra grandezza ed età dell’universo. Se l’oggetto più lontano finora osservato dista da noi diciamo 15 miliardi di anni luce(non sono sicuro di questa cifra ma non è questo il punto che vorrei chiarire), significa anche che il (diametro?) dell’universo è di 15 miliardi di anni luce, almeno l’universo finora osservato. Ma se quella luce ha impiegato 15 miliardi di anni per arrivare fino a me, posso dire che l’età dell’universo è di 15 miliardi di anni? Io penso di no: l’età dell’universo dovrebbe essere di più, ma quale ragionamento devo seguire per arrivare a questa conclusione che pur mi sono dato ammesso che sia vera?

Prima di
esaminare il proseguo della pagina, ti consiglio di leggere la parte finale
della risposta ad una domanda precedente.
Da quanto troverai in quella risposta, dovrebbe esserti chiaro che il
termino “diametro” dell’universo è abbastanza improprio ed è usato solo
nei testi divulgativi, dando spesso luogo a fraintendimenti. Per la relatività,
nulla che disti da noi una quantità ct (con c velocità della luce) può
influire in alcun modo su di noi prima che sia trascorso almeno un tempo
t; pertanto il nostro universo, inteso come la parte di spazio-tempo che
possiamo conoscere con gli strumenti d’indagine della fisica, è costituito
da tutto ciò che dista da noi meno di cT, dove T è l’età dell’universo.
Ciò
è naturalmente rigoroso in un universo statico; se l’universo si espande,
la luce incontra davanti a se uno spazio che si sta dilatando e per giungere
fino a noi da una distanza inizialmente minore di cT può impiegare un
tempo maggiore.

Per analizzare
la tua ultima affermazione, ribaltiamo i termini del discorso: se l’universo
ha un’età T, tu sostieni che la luce che ora captiamo dai punti più remoti
del cosmo ha viaggiato un tempo minore di T per giungere fino a noi. Naturalmente
ciò è strettamente vero per quanto detto nella domanda
precedente
a proposito dell’opacità dell’universo, per il fatto che
nelle prime centinaia di migliaia di anni i fotoni non furono liberi di
viaggiare indisturbati nel cosmo. Se invece la tua era un’affermazione
era di carattere più teorico, indipendente dal fatto che le condizioni
di temperatura dell’universo primordiale fossero alquanto dissimili da
quelle che si riscontrano oggi, essa è falsa. Infatti, immaginando che
l’universo sia sempre rimasto trasparente , quanto dici è in contrasto
con la definizione stessa di universo, per la quale possiamo captare segnali
che hanno viaggiato esattamente fino a un tempo T.

In definitiva
va fatto un distinguo: teoricamente potremmo osservare tutto ciò che dista
da noi fino ad una quantità pari all’età dell’universo espressa in tempo
luce, nella pratica, tutto ciò che vediamo con gli strumenti dell’astronomia
è necessariamente più vicino di tale limite teorico.

Perché allora
si sente parlare di immagini di “galassie distanti quanto l’età dell’universo”?
Essa è una semplificazione significante solo che le riprese più “profonde”
dei telescopi hanno captato oggetti molto giovani (rispetto all’età attuale
della nostra galassia), la cui luce ha impiegato una frazione consistente
dell’età dell’universo per raggiungerci.