L’uomo può controllare il fenomeno del vulcanesimo? Quali sono i vari metodi di prevenzione al rischio vulcanico e dove sono stati adottati?In Italia sono avvenute nell’800 delle eruzioni? Dove?

Eruzione del vulcano Pinatubo il 12 giugno 1991. Le eruzioni vulcaniche sono in grado di scatenare cambiamenti
climatici enormi ed in tempi brevi con un’efficacia che non ha pari in
natura. In pochi mesi possono abbassare le temperature
atmosferiche dell’intero globo, scatenando siccità o inondazioni e
memorabili ondate di freddo.

Se per controllo si intende previsione, gli studi sono ancora in atto
e nessuna risposta precisa è stata finora proposta dagli studiosi. Se
per controllo si intende la capacità di evitare che le eruzioni vulcaniche
abbiano luogo, allora diciamo subito che l’uomo non ha alcun controllo
diretto sul vulcanismo. Non possiamo assolutamente frenare o anche solo
rallentare un’eruzione vulcanica. Si tratta di forze smisurate contro
le quali l’uomo, pur con la sua sviluppatissima tecnologia, può fare ben
poco, oltre a stare a guardare (e naturalmente progettare adeguatamente
e razionalmente infrastrutture ed opere civili).

Se per controllo, infine, si intende la possibilità di rimediare in parte
ai danni provocati dalle eruzioni vulcaniche, o la possibilità di ridurre
anche se in minima parte gli effetti distruttivi, allora qualcosa è possibile
fare ed è stato fatto. Si possono ricordare le opere di prevenzione del
rischio vulcanico, oltre ad altre azioni, più spettacolari anche se irrisorie
dal punto di vista … del vulcano, quale per esempio l’uso di esplosivi
e bombe sganciate da aerei militari per contrastare e deviare le colate
laviche dell’Etna, che minacciavano i centri abitati. Il sistema più efficace
per un’adeguata prevenzione del rischio vulcanico è l’applicazione di
severe norme di sicurezza che rientrino nei piani urbanistici e, in pratica,
nello stare opportunamente distanti dai vulcani attivi o anche solo quiescenti.
Il monitoraggio continuo e sistematico dell’attività vulcanica ad opera
di osservatori e istituti di geofisica permettono di tenere sotto controllo
l’evoluzione dei cicli vulcanici e di prevedere, con molta incertezza,
l’approssimarsi di un evento vulcanico. Nelle zone vulcaniche a più elevata
densità demografica la protezione civile ha spesso organizzato esercitazioni
e simulazioni di evacuazione che hanno coinvolto con successo la popolazione.

Nell’800 ci sono state diverse importanti eruzioni vulcaniche, anche
in Italia.

Per esempio il Vesuvio entrò in eruzione in modo più o meno violento
nel 1822, nel 1838 e nel 1850. Nel 1872 si verificò una delle più violente
eruzioni vesuviane: Il cratere si spaccò dalla sommità fino alla base
e la lava devastò i villaggi di Massa e San Sebastiano. L’eruzione proseguì
sino al 1874 per poi cessare, e in seguito riprendere nel 1877. Altre
eruzioni si ebbero nel 1881, 1891 e 1895. Tra il 1895 ed il 1899 si formò
il domo lavico noto come Colle Margherita, nei pressi dell’osservatorio
vesuviano. L’Etna continua ad eruttare costantemente in pratica dall’eruzione
del 1669, per cui gli eventi che lo riguardano nel diciannovesimo secolo
sono innumerevoli (una quarantina di eruzioni importanti dal 1669 ad oggi).
Dei tre cicli eruttivi dell’Etna riconosciuti dagli studiosi negli ultimi
due secoli e mezzo, uno si estende tra il 1809 ed il 1865 (un ciclo di
56 anni con intervalli di 6 anni tra un’eruzione e l’altra).

Veniamo agli altri vulcani italiani. Vulcano (isole Eolie) eruttò l’ultima
volta nel 1888-1890. Sempre nelle Eolie, lo Stromboli ha eruttato praticamente
per tutto il 1800 (e continua a borbottare ancora oggi).


Figura 1. Sequenza di immagini di una eruzione dello Stromboli (ottobre 1986).


Nel 1831 un’isola
sorse dal mare, a seguito di un’eruzione sottomarina, al largo delle coste
siciliane, tra Sciacca e Pantelleria. L’isola, detta di Graham o Fernandina
(dal nome del re di Borbone) fu osservata per la prima volta il 18 luglio
del 1831 e in seguito fu visitata da diverse persone che vi sbarcarono.
L’isola, di poco più di 1 km quadrato di estensione, era alta pochi metri
e composta da scorie e ceneri basaltiche. Non resistette all’azione erosiva
del mare e dopo pochi mesi scomparve definitivamente. Il vulcano situato
sull’isola di Ischia (Napoli) eruttò per l’ultima volta nel 1302, ma nel
1883 un violento terremoto colpì Casamicciola, e si credette ad una ripresa
del vulcanismo, cosa che poi non si verificò. Nessuna attività particolare,
nell’800, per l’area vulcanica dei Campi Flegrei (Napoli), la cui ultima
grande eruzione risale al 1538, quando si formò un piccolo vulcano (il
Monte Nuovo, alto 132 metri).

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Link:
http://vulcan.fis.uniroma3.it/precursori/Precursori.html