Vorrei delle informazioni sulle tanto discusse modifiche genetiche. Più precisamente vorrei sapere perché un vegetale geneticamente modificato non può essere considerato semplicemente un innesto. Una pesca noce, un mandarancio e molti altri prodotti ottenuti con innesti, sono organismi geneticamente modificati? Inoltre è vero che il nostro organismo non “assorbe” il DNA dei vegetali e che lo elimina? Quali sono allora i reali pericoli?

Gli incroci per migliorare le razze utili all’uomo sono state usate prima ancora che Mendel, osservando il colore dei fiori dei piselli, scoprisse le leggi della genetica. Anche l’evoluzione è basata sull’azione che l’ambiente esercita sulle mutazioni spontanee, privilegiando quelle che comportano un vantaggio evolutivo per una data specie in un dato ambiente.

L’uomo ha applicato queste tecniche per ottenere animali o piante con caratteristiche utili per se stesso, utilizzando il meccanismo naturale della riproduzione, incrociando individui della stessa specie in cui il carattere cercato era particolarmente evidente.

In questo modo sono state selezionate per esempio delle razze di mucche che producono molto più latte di quanto è necessario in natura per allevare un vitello o delle razze pregiate per la carne, in cui le cosce posteriori hanno uno sviluppo eccessivo, dovuto alla forte richiesta di quei tagli da parte dei consumatori. Queste caratteristiche sono evidentemente più utili all’uomo che favorevoli alla sopravvivenza della specie bovina in un ambiente non domestico.

La riproduzione avviene tra animali della stessa specie, con alcune eccezioni in campo animale, ma gli ibridi sono di norma sterili. Classico esempio i cavalli e gli asini, che incrociati possono generare muli o bardotti sterili. Tra i vegetali sono più comuni gli incroci interspecifici, cioè tra individui di diverse specie molto affini e appartenenti allo stesso ordine, anche perché i vegetali sessualmente sterili possono essere riprodotti per via vegetativa, esempio con talee. Parti di piante sono in grado di rimettere radici e dare origine ad un nuovo individuo completo senza che entri in gioco la riproduzione sessuale.

Un’ulteriore tecnica usata nel mondo vegetale è l’innesto, paragonabile ad un trapianto in campo umano. Non c’è mescolanza dei due corredi genetici o genomi, ogni individuo conserva le sue caratteristiche, anche se si integra con l’altro, ad esempio nel sistema vascolare. Non esiste un sistema immunitario nei vegetali e quindi non esistono fenomeni di rigetto, anche se una pianta innestata e non più seguita inselvatichisce, eliminando l’innesto.

Quando si lavora con i moderni metodi dell’ingegneria genetica, si lavora direttamente col DNA, a livello di molecola e violando l’integrità del corredo cromosomico. Anche se noi conosciamo l’azione di un singolo gene, perché lo abbiamo espresso in vitro, abbiamo cioè studiato cosa produce nel nostro laboratorio, questo non ci dice che interazioni ci possano essere tra il prodotto del gene e il prodotto dei numerosi altri geni che formano i cromosomi di una specie. L’uomo per esempio ha un numero di geni superiore ai 100.000. Questa è una ragione teorica che induce prudenza.

Non mi risulta che il DNA ingerito con l’alimentazione sia in grado di superare indenne i processi di digestione ed assorbimento dell’organismo ospite e di giungere addirittura a modificarne il genoma. Si temono maggiormente le conseguenze dirette dell’espressione del gene sull’organismo geneticamente modificato. Caso classico la Soia transgenica, in cui è stato trasferito un gene della noce brasiliana. Durante la trasposizione dalla noce alla soia di un gene, che doveva aumentare la resistenza della pianta, si è trasferito anche un gene noto per produrre una proteina causa di reazioni allergiche. In questo caso un consumatore sensibile alla noce, può consumare soia modificata e senza saperlo andare incontro a reazioni allergiche.

Piante resistenti al diserbante o piante resistenti a parassiti, che quindi non richiedono uso di antiparassitari nella coltivazione, sono brevettabili, cioè diventano di uso esclusivo della ditta che le ha modificate geneticamente.

Da qui i dubbi che l’applicazione di queste tecniche al genoma umano genera in campo morale.

Il numero di siti che si occupano di organismi geneticamente modificati è enorme, di seguito ne sono indicati alcuni.

http://www.coldiretti.it/vicenza/il%20coltivatore/giugno98/maisbt.htm
http://www.tmcrew.org/eco/genetica/cibi_transgenici.htm