Salve, leggendo le domande dei lettori inerenti la schermatura dei campi elettromagnetici prodotti dai ripetitori per cellulari mi è venuta una curiosità: se un ambiente viene schermato in modo adeguato, quindi con pannelli appropriati posti sulle pareti e sul soffitto e magari schermando anche le finestre con reti metalliche (trama piccola, tipo zanzariera), mi viene da riflettere sul fatto che tutte le apparecchiature che si trovano in tale ambiente, come radio, tv, computer, linea elettrica a 50 Hz ecc. costituiscono un pericolo in quanto esse stesse generano campi elettromagnetici i quali rimangono confinati in tale ambiente subendo riflessioni multiple dalla schermatura che è stata installata per proteggerci dai campi esterni.

Premetto che il problema delle schermature è stato
affrontato altre volte da Chiedi all’Esperto. In
particolare, segnalo una risposta abbastanza circostanziata posta
all’indirizzo: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=7859,
a cui rimando coloro che volessero approfondire la questione.

Come Andrea giustamente puntualizza, per schermare efficacemente
un ambiente (per esempio una camera dal letto), non basta
“impermeabilizzare” le pareti, ma occorre preoccuparsi
anche (anzi, aggiungo io, soprattutto) delle aperture: porte, finestre
e quant’altro.
Di fatto, le pareti costituiscono già uno schermo piuttosto
efficace, almeno alle “alte” frequenze utilizzate per le
trasmissioni televisive e per la telefonia cellulare, come ben sa
chi, per utilizzare il cellulare in casa, è costretto
ad avvicinarsi o affacciarsi alla finestra o uscire sul balcone.

In altre parole, per schermare efficacemente una stanza
occorre trasformarla in qualcosa il più possibile simile
ad una scatola metallica sigillata. A questo punto, la radiazione
elettromagnetica non potrà più penetrare all’interno
e quindi, per esempio, non potremo più utilizzare il telefonino
né un ricevitore radio o TV, a meno che non sia dotato
di una apposita antenna esterna.

Ma in questo caso, chiede in sintesi Andrea, cosa succede
dell’eventuale radiazione prodotta internamente?

Vi sono vari aspetti che meritano di essere brevemente discussi.
Consideriamo, per cominciare, il caso ideale di un radiatore isotropo
posto nello spazio libero: esso irradia una uguale densità
di potenza in ogni direzione. Un individuo posto nei pressi
riceverà una potenza pari in prima approssimazione al prodotto
della densità di potenza irradiata per l’area della propria
superficie esposta alla sorgente.

Cosa succede se racchiudiamo radiatore isotropo e soggetto
esposto in una scatola perfettamente schermante? Evidentemente
il soggetto riceverà, oltre alla radiazione diretta,
anche una quota ulteriore di radiazione che, nel caso precedente,
si disperdeva nello spazio e che invece adesso ritorna su di
lui, dopo aver subito una o più riflessioni sulle pareti
della scatola! Sarà soggetto, quindi, ad una esposizione
maggiore.

Per inciso, questo è più o meno ciò che
accade in un forno a microonde, dove vi è la
necessità di garantire un riscaldamento il più
possibile omogeneo delle vivande postevi a cuocere.

Un’ulteriore complicazione è costituita dai fenomeni
di interferenza, costruttiva o distruttiva, che si originano
dal sommarsi in uno stesso punto di più contributi,
provenienti dalla stessa sorgente, ma che hanno percorso un
cammino (ottico) diverso. Se la somma avviene tra contributi
in fase tra di loro, si avrà una interferenza
costruttiva
, ovvero un “punto caldo”; se
in controfase, si avrà una interferenza
distruttiva
. Poiché nel forno a microonde
questi fenomeni sono ovviamente indesiderati, vengono impiegati
in esso appositi dispositivi aventi (anche) lo scopo di evitarli
o ridurli.

Veniamo al problema dell’individuo chiuso in una stanza
“reale”, anziché in una scatola metallica.
Anche nell’ipotesi di una schermatura pressochè perfetta,
vi sono alcuni elementi che rendono la situazione abbastanza
diversa sotto vari aspetti.

Innanzitutto le pareti, anche se perfettamente schermanti,
non è detto che siano perfettamente riflettenti: un
efficace azione schermante può essere dovuta anche
all’assorbimento dell’energia elettromagnetica penetrata nello
spessore delle pareti stesse: questa frazione di energia, ovviamente,
non viene riflessa verso il soggetto esposto.

In secondo luogo, vi è la questione della frequenza.
Il modello “a raggi”, al quale si fa più o meno
implicitamente riferimento quando si parla di “riflessione”,
vale solo fintantoché la lunghezza d’onda è
sufficientemente piccola rispetto alle dimensioni degli oggetti
in gioco ed alle loro mutue distanze.
Pertanto, quando questa condizione non si applica più
(diciamo, indicativamente, sotto ai 500 MHz) la situazione si fa
più complessa. Per fare un esempio, ricorderò come
alle bassissime frequenze sia difficile schermare efficacemente
il campo magnetico.

Infine, anche in relazione a questa ultima osservazione sulla
frequenza, non dimentichiamoci che è abbastanza raro trovare
in una abitazione una sorgente di campo elettromagnetico ad alta
frequenza di potenza sufficiente a raggiungere la parete della
stanza e quindi dare luogo a significativi fenomeni di riflessione.