Ancora una volta la chiesa cattolica sbandiera l’incorruttibilità del corpo di un papa morto da decenni. Naturalmente nega il miracolo ma nel contempo ne gongola. Solo Vittorio Messori proclama sicuro: è miracolo. Vorrei sapere quanto questi eventi sono così rari e se si è a conoscenza di analoghi fenomeni anche per i comuni mortali.

La domanda del lettore si riferisce alla recente riesumazione del corpo
di papa Giovanni XXII e alla constatazione delle buone condizioni di conservazione
del suo volto, a quasi 40 anni dalla morte. Il fenomeno ha suscitato grande
clamore ed è stato ampiamente divulgato dai mezzi di comunicazione. Non
è certo la prima volta che un cadavere (o una parte di esso) viene ritrovato,
a distanza di molti anni dalla morte, in buono stato di conservazione
(sull’argomento si può vedere: J. C. Cruz, The incorruptibles: a study
of the incorruption of the bodies of various catholic saints and beati,
Rockford, Illinois, Tan Books, 1995 e J. Nickell, Looking for a miracle:
weeping icons, relics, stigmta, visions and healing cures, Prometheus
Books, Buffalo 1993). Questi ritrovamenti sono spesso stati dichiarati
miracolosi all’interno di varie confessioni religiose, soprattutto se
il cadavere apparteneva a un individuo che, in vita, si era particolarmente
distinto per atteggiamenti virtuosi e aderenza alla confessione religiosa
professata. L’elenco delle reliquie “miracolose” è particolarmente lungo,
soprattutto nell’ambito della religione cattolica che ha da sempre manifestato
una particolare devozione per questo genere di reperti. Uno dei primi
casi storicamente noti riguarda il corpo di santa Cecilia che venne martirizzata
nel 177 d.C. La teca in cui venne rinchiuso il cadavere venne riaperta
nel 1599 e il corpo apparve perfettamente intatto e, a detta di qualcuno,
profumava di fiori. Un altro caso di perfetta conservazione è quello di
santa Caterina da Genova, il cui cadavere venne ritrovato intatto nonostante
fosse conservato all’interno di una cassa putrida e ammuffita. Un caso
ancor più singolare è quello di sant’Antonio da Padova. Quando il corpo
venne esumato lo si trovò completamente polverizzato, ma sul fondo della
bara venne ritrovata la lingua perfettamente intatta e ancora morbida
e rosa (la cosa curiosa è che da quel giorno sant’Antonio venne considerato
un grande oratore, nonostante non vi sia alcun elemento storico che testimoni
questa sua virtù). Occorre tuttavia osservare che in alcuni casi il corpo,
ritrovato intatto a una prima esumazione, subì successivamente una più
o meno rapida decomposizione. Un esempio celebre è quello di santa Bernadette
Soubirous, la pastorella che sosteneva di aver visto la Madonna a Lourdes.
La prima esumazione, avvenuta nel 1909 e quindi dopo trent’anni dalla
morte, trovò il corpo ben conservato. In quell’occasione venne lavato
e rivestito. Dopo altri dieci anni, a una successiva esumazione, il corpo
mostrò però i primi segni di decomposizione, tant’è che si dovettero prendere
provvedimenti per preservarlo. Il verificarsi di una decomposizione tardiva
in seguito a una prima esumazione fornisce buoni elementi interpretativi
del fenomeno. È, infatti, ragionevole pensare che la conservazione del
cadavere avvenga grazie al verificarsi casuale di particolari condizioni
fisiche, chimiche e microbiologiche che ne arresta i processi di decomposizione,
indipendentemente dal livello di santità dell’individuo cui il corpo appartiene.
A questo proposito rispondo al lettore osservando che sono stati ritrovati
cadaveri ben conservati anche di individui che, in vita, non si sono certamente
distinti per virtù e santità. Tutto sommato il fenomeno della mummificazione
è più comune di quanto si pensi ed è ben compreso nei suoi aspetti generali.
Si tratta in pratica di un processo di disidratazione, durante il quale
i tessuti organici perdono acqua senza che si verifichino decomposizioni.
Molti fattori possono favorire questo processo: l’alta temperatura, la
bassa umidità e una buona ventilazione sono sicuramente condizioni favorevoli.
Inoltre conta molto anche il rapporto peso/superficie del corpo. Infine
il processo avviene più facilmente se è presente una modesta quantità
di microorganismi. Tutti i corpi ben conservati, infatti, erano stati
inumati in casse o urne evitando rigorosamente il contatto con il terreno
che, come è noto, è ricco di microorganismi che facilitano i processi
decompositivi. Anche le famose mummie egiziane devono la loro straordinaria
conservazione soprattutto al particolare clima caldo e secco che caratterizza
l’Egitto, anche se i trattamenti cui i cadaveri venivano sottoposti ne
limitavano indubbiamente la decomposizione. Il profumo di fiori che avrebbe
accompagnato l’esumazione di alcuni cadaveri, infine, può trovare sicuramente
una spiegazione nell’uso di balsami e profumi usati al momento della tumulazione.

Per quanto riguarda il caso specifico di papa Giovanni, sulla stampa
sono state riportate alcune dichiarazioni di esperti che risultano particolarmente
interessanti. Ad esempio, su Il Corriere della Sera del 25 marzo 2001,
il direttore del Gabinetto di Ricerche dei Musei Vaticani ha dichiarato:
“Non c’è nulla di miracoloso nelle condizioni che abbiamo riscontrato
nelle spoglie di Papa Giovanni XXIII. Quando morì, si presero alcune misure
per l’esposizione del corpo alla venerazione dei fedeli nelle ore successive
la morte. Non va dimenticato poi che le spoglie sono state conservate
in tre casse, delle quali una in piombo sigillato. Si è creato in tal
modo come un vaso anatomico che ha consentito condizioni di conservazione
ideali”. Analogamente su La Repubblica del 25 marzo 2001, il medico legale
dell’Università Cattolica di Roma, Vincenzo Pascali ha affermato: “Il
fenomeno è molto più frequente di quanto si creda. Attraverso la corificazione,
ovvero la stabilizzazione dei tessuti, la pelle assume il colore del cuoio,
fissando i tratti somatici della persona che è deceduta. E la formalina,
procedimento a cui è stato sottoposto Giovanni XXIII, fissa i tessuti
in maniera più o meno irreversibile. Ma tutto dipende dalla presenza o
meno, e dalle quantità di ossigeno in circolazione. Quando il corpo viene
protetto con tre casse, come è accaduto per il pontefice, l’ossigeno non
entra e non esce e quello che c’è si consuma in poco tempo. Se poi sono
stati usati materiali come piombo e zinco, che per conto loro captano
ossigeno, la trasformazione del cadavere rallenta in maniera molto sensibile”.
Alla domanda dell’intervistatore che gli chiedeva se esistessero altri
esempi simili, Pascali ha inoltre risposto dicendo: “Abbondano in molte
chiese di Roma. Tutto dipende dalle misure che sono state prese per conservare
il più a lungo possibile il corpo. Ad esempio, nelle cripte, la continua
presenza di candele accese è un mezzo molto efficace di conservazione
perché assorbono l’ossigeno. E non è un caso che, quando i corpi venivano
esposti, diventavano neri. È semplice: assorbivano subito il nero del
fumo”. Di fronte a tali dichiarazioni di studiosi cattolici, e quindi
non certo accusabili di scetticismo preconcetto, desta quindi serie perplessità
la posizione di Vittorio Messori, che è arrivato al punto di dichiarare
che: “La prospettiva cristiana annuncia la resurrezione dei morti, si
salvano l’anima e il corpo, lo spirito e la materia. Quando il corpo di
un beato o di un santo viene trovato intatto questo è considerato un segnale,
che viene interpretato come un anticipo di resurrezione. Ed è quindi anche
una conferma di santità”. E ancora: “Perché la nostra società rimuove
ciò che non riesce a spiegare razionalmente. Come il miracolo del sangue
di San Gennaro: io ero uno di quelli che ne rideva, prima di informarsi
e studiare il caso. Adesso non rido più e dico che siamo di fronte a un
grandissimo enigma”.

Vorrei obiettare a Messori che il fenomeno della conservazione dei cadaveri
è perfettamente spiegabile razionalmente e nessuno si sogna di rimuoverlo.
Anche sul sangue di S. Gennaro ci sarebbero molte obiezioni da rivolgere
a Messori (si veda la mia risposta alla URL http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=8592).
Vorrei infine proporre un esperimento a Messori. Ponga un uovo aperto,
un limone o un pezzo di carne in un luogo asciutto. Dopo un po’ di tempo
potrà constatarne la completa mummificazione senza che intervenga alcun
processo decompositivo. Forse che anche le uova, i limoni e i pezzi di
carne godono della stessa santità attribuita ai beati?


6-6-2001

A integrazione della mia precedente risposta sulla conservazione delle
spoglie mortali di papa Giovanni, vorrei segnalare quanto segue. Soltanto
alcuni mesi dopo aver dato grande risalto alla notizia in termini sensazionalistici,
alcuni giornali hanno pubblicato (pur senza altrettanto clamore) una notizia
molto significativa. La conservazione del corpo del “papa buono” sarebbe
dovuta a un particolare trattamento cui sarebbe stato sottoposto subito
dopo la morte. Il professor Gennaro Goglia ha, infatti, dichiarato che
subito dopo il decesso del papa, la notte del 3 giugno 1963, lui stesso
iniettò, attraverso un foro nel polso destro, una cospicua quantità di
un particolare liquido a base di formalina.

Silvano Fuso