Con la presente invio un documento allegato con preghiera di leggerlo e darmi un’opinione circa l’attendibilità delle informazioni, soprattutto per quel che concerne il “disgiuntore di corrente”. Ho anche una curiosità, cioè che attendibilità hanno i “geomagnetometri” con cui si scoprirebbero i nodi di Hartmann.

Il documento che la lettrice ha gentilmente allegato (visionabile al sito
http://www.infowork.net/radionica/index.html)
è relativo a una ditta di servizi di bioarchitettura. Nel sito viene spacciata
per dimostrata l’esistenza della rete di Hartmann. Rimando la lettrice
a quanto ho già scritto in proposito in una precedente risposta. In tal
modo la lettrice potrà subito trarre da sola le sue conclusioni circa
l’attendibilità scientifica del sito.

Per quanto riguarda il problema dell’inquinamento elettromagnetico affrontato
del sito, invito innanzi tutto la lettrice a leggere quanto ha già efficacemente
scritto sull’argomento il Dott. Daniele Andreuccetti in precedenti risposte
su questa rubrica.

Quello della eventuale pericolosità dei campi elettromagnetici è un problema
sul quale purtroppo regna una pericolosa disinformazione, alimentata spesso
dai media che diffondono nel pubblico un allarmismo ingiustificato.

Poiché io non sono sufficientemente esperto in materia e per evitare di contribuire
anch’io alla disinformazione dilagante, ho chiesto aiuto al Dott. Gianni
Comoretto, dell’Osservatorio Astronomico di Arcetri che, da tempo, si
occupa dell’argomento. Quanto segue è frutto della sua consulenza (colgo
l’occasione per ringraziarlo pubblicamente).

Nel sito, tra le altre cose, si legge:

L’elettrosmog interferisce con i meccanismi di comunicazione bioelettrica
del nostro organismo
“.

Questa affermazione, pur essendo ad effetto, è semplicemente falsa. Nessun
effetto del genere è mai stato osservato e del resto i campi elettrici
utilizzati dalle cellule per la “comunicazione bioelettrica”
sono miliardi di volte più intensi di quelli dovuti all’elettrosmog.

Quando si parla dei rischi legati ai campi elettromagnetici, i fautori dell’allarmismo
citano solo la letteratura “pro-danni” (la bibliografia riportata
nel sito in questione cita soltanto 3 lavori scientifici su migliaia di
lavori disponibili, e 7-8 libri o articoli divulgativi tutti apertamente
“pro-danni”).

Evidentemente il sito deve far pubblicità ai servizi forniti, quindi si capisce
facilmente perché calca molto la mano sui potenziali rischi.  Molte delle informazioni riportate nel sito
sono tuttavia palesemente scorrette. Ad esempio, al contrario di quanto
viene affermato, gli studi condotti cercano effetti a lungo termine, nella
popolazione generale (non solo su soggetti sani), effetti sinergici con
altri agenti cancerogeni e con campi deboli. Tali effetti non sono mai
stati trovati, se non in una piccolissima frazione degli studi, e anche
in questi casi in modo scarsamente significativo. Comunque occorre dare
atto agli autori del sito che un certo sforzo di documentazione e di fornire
informazioni corrette per lo meno lo hanno fatto (questo non vale però
per la parte relativa alla geobiologia, e per quella introduttiva sull’elettrosmog!).

Controbattere una ad una le affermazioni false riportate nel sito sarebbe
un operazione lunga e rischierebbe di annoiare chi legge. Preferisco pertanto
suggerire alla lettrice di visitare un sito serio sull’argomento, come
la sezione FAQ curata dall’IROE (Istituto di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche)
del CNR di Firenze:

http://www.iroe.fi.cnr.it/pcemni/domarisp/b50indx.htm

Chi ha familiarità con l’inglese tecnico può anche consultare la pagina
del dott. John Moulder del Medical College of Wisconsin:

http://www.mcw.edu/gcrc/cop/powerlines-cancer-FAQ/toc.html

In generale esiste una mole di studi impressionante sull’argomento. Nonostante
lo sforzo compiuto, non è mai stato evidenziato nessun effetto ragionevolmente
certo (per campi al di sotto dei limiti internazionalmente accettati).

I campi elettromagnetici sono sicuramente una delle cose più studiate, relativamente
agli effetti prodotti. E tali effetti non sono mai stati dimostrati dannosi.
Naturalmente è sempre possibile (come per qualsiasi altra cosa) che possano

essere dannosi. Gli enormi studi effettuati rendono tuttavia molto bassa
la probabilità di una simile eventualità. In ogni caso è ragionevole e
prudente continuare a ricercare con ulteriori studi.

Per quanto riguarda, in particolare, i campi a 50 Hz, esiste ancora qualche
dubbio riguardo alla possibilità che essi possano promuovere leucemie
infantili, e in misura molto minore, tumori cerebrali. Sono praticamente
esclusi effetti su altri tumori, incluse leucemie dell’adulto, disturbi
neurologici, della concentrazione di melatonina e malformazioni fetali.
Sulla leucemia infantile i più recenti studi non hanno trovano alcuna
correlazione, e (grazie al fatto che questa malattia è rara) una stima
del numero massimo di casi in Italia va da 1 caso ogni 5 anni (considerando
gli studi nel loro complesso) a 2-3 casi l’anno (considerando solo gli
studi più pessimistici). Gli studi di laboratorio o su animali non hanno
mostrato alcun effetto (di nessun tipo) relativamente a campi sotto qualche
migliaio di microtesla (per ulteriore informazione riportiamo i seguenti
dati: 1)i limiti attuali sono di 100 microtesla; 2) gli studi epidemiologici
cercano effetti attorno a 0.2 microtesla; 3) sotto un elettrodotto ci
sono intensità che variano da 1 a 10 microtesla).

Dal punto di vista teorico, non sono fisicamente plausibili meccanismi attraverso
i quali una cellula possa interagire (e quindi subire danni) con campi
magnetici (a 50 Hz) sotto 10 microtesla.

Anche relativamente ai campi a radiofrequenza, sono stati condotti numerosi
studi, anche se gli studi epidemiologici sono meno numerosi rispetto a
quelli relativi ai campi a 50 Hz. I pochi studi seri esistenti non mostrano
nessun effetto, ma ne esistono alcuni che mostrerebbero aumenti di tumori
nelle vicinanze di ripetitori TV, o in lavoratori esposti. Tali studi,
tuttavia, sono stati successivamente ripetuti in modo più accurato e abbondantemente
smentiti.

Gli studi di laboratorio sono numerosissimi, e in generale non hanno mai evidenziato
nessun effetto per campi “non termici”. Per campi in grado di
generare anche riscaldamento si vedono effetti di vario tipo, inclusa
la promozione di tumori (solo per campi molto intensi), ed effetti più
complessi (ovvero, variazioni della chimica cellulare) a campi più bassi.
Per questi ultimi non è chiara l’implicazione sulla salute.

Relativamente ai campi molto bassi, esistono alcuni articoli secondo i quali
vi sarebbero effetti significativi. In genere però questi articoli sono
non riproducibili e/o di dubbia qualità.

I limiti internazionali (ICNIRP) sono fissati ad 1/50 del livello necessario
a produrre i primi effetti (a breve e a lungo termine) sui quali vi sia
un minimo di consenso (che non siano cioè effetti la cui stessa esistenza
è molto dubbia). I limiti italiani per la popolazione generale sono fissati
a 1/30 di questo livello, quindi oltre 1000 volte meno di quanto necessario
a produrre effetti.

Esprimo di seguito un’opinione sui disgiuntori di corrente.  Un disgiuntore è un apparecchio che stacca
la tensione all’impianto di casa quando nessuno lo usa. In questo modo
i fili cessano di essere sotto tensione, e non generano campi elettrici
(ad es. durante la notte).

Tutti gli studi fatti e tutte le considerazioni teoriche sull’argomento indicano
tuttavia che l’eventuale pericolosità dei campi è dovuta alla loro componente
magnetica, non a quella elettrica. Infatti, i campi elettrici vengono
schermati molto bene dai muri, dalla pelle e dai tessuti viventi in generale.
I campi magnetici sono generati dal passaggio di corrente, cioè è necessario
che un apparecchio sia in funzione per poterne generare. Quindi se nessuno
usa la corrente, automaticamente e senza bisogno di un disgiuntore, non
si generano campi magnetici.

Visto che un disgiuntore costa, rischia di guastarsi, ha tutta una serie di
problemi elencati molto bene nello stesso sito, e, oltre alla discutibile
“protezione dai campi elettrici”, non fornisce ulteriori vantaggi,
il ricorso a esso appare pertanto assolutamente immotivato

Infine la lettrice chiede quale possa essere l’attendibilità dei “geomagnetometri”
in grado di rilevare i nodi di Hartmann. Come ho già avuto modo di scrivere
in una precedente risposta, non esiste alcuna prova a favore dell’esistenza
dei nodi di Hartmann. Di conseguenza qualsiasi apparecchio che li

“rilevi”, in realtà rileva qualcos’altro (molto spesso qualche segnale
generato dallo stesso strumento). Di conseguenza la loro attendibilità
è assolutamente nulla.

Per ulteriori approfondimenti sugli apparecchi per rilevare i nodi di Hartmann,
rimando al sito:

http://www.arcetri.astro.it/~comore/skeptic/geobio.html

mirror: http://comore.supereva.it/skeptic/geobio.html

Infine, segnalo che il sopra citato Dott. Comoretto ha realizzato un’interessante
raccolta di links sugli effetti dei campi elettromagnetici che chiunque
sia interessato all’argomento dovrebbe assolutamente visitare:

http://www.arcetri.astro.it/~comore/campiem.html

mirror: http://comore.supereva.it/campiem.html