Forse nella precedente risposta non mi sono
spiegato bene, ma l’impossibilità di misurare lo stato iniziale
di una particella ci impedisce di determinarne l’evoluzione secondo
Laplace, anche se le sue equazioni sono corrette. Una cosa corretta in
linea di principio non corrisponde necessariamente alla realtà
fisica. Quando proviamo a misurare lo stato iniziale di una particella,
lo perturbiamo, per cui l’evoluzione dinamica reale sarà differente
da quella calcolata, perchè siamo partiti da uno stato che non
c’è (infatti, perturbandolo, lo abbiamo modificato, per cui quello
prima della perturbazione non c’è più). È importante
notare che è stato ristretto il campo di validità delle
equazioni della dinamica classica. Se possiamo ancora usarle per descrivere
il moto di un’automobile, nel mondo del piccolissimo non possiamo proprio
applicarle: ci manca un pezzo importantissimo che sono le condizioni iniziali.
Riguardo poi alla celebre frase di Einstein, è bene rammentare
la replica di Bohr: “Non è compito di un fisico ordinare a Dio
come deve reggere il mondo.” Spero che ora le cose saranno più
chiare. La risposta alla prima domanda, cancella i presupposti della seconda.