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Il Mysterium  cosmographicum di Keplero

Quest'opera, apparsa nel 1596 è interessante per due motivi molto diversi: da una parte K. espone in maniera molto chiarala teoria copernicana, mostrandone i vantaggi rispetto a quella Tolemaica; in secondo luogo ci rivela un'aspetto del pensiero di Keplero, estremamente fantasioso e legato all'influsso delle concezioni astrologiche e cabalistiche. 
Egli ritenne di dover necessariamente dare una spiegazione convincente del perché i raggi e le eccentricità delle orbite dei pianeti abbiano quei particolari valori e non altri. Il suo tentativo di affrontare questo problema assolutamente inutile fu assai considerevole.
Keplero immaginò dapprima  una serie di sfere e di cubi alternativamente inscritti uno nell'altro e suppose una proporzionalità tra i raggi delle sfere e i raggi delle orbite planetarie. In questo modo egli cercava una spiegazione magica e misteriosa dei valori delle orbite.
La sequenza di sfere e cubi non soddisfaceva però pienamente la sua ipotesi e, guidato come sempre dall'idea che la teoria deve accordarsi con l'osservazione  perfettamente o, almeno, entro entro i limiti degli errori, proseguì complicando tale struttura geometrica al punto di ottenere una situazione di questo tipo (dall'esterno all'interno):
- una prima sfera
- un cubo
- una seconda sfera
- un cubo
- una terza sfera
- un tetraedro
- una quarta sfera
- un icosaedro
- una quinta sfera
- un ottaedro
- un cerchio (e non una sfera) inscritto nell'ottaedro

Poi sostituì due sfere per ogni singola sfera, cioè prese due sfere per ogni pianeta, che rappresentavano il valore massimo e il valore minimo della distanza del pianeta dal centro.

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