L’uso di diaframmi circolari a bordo tagliente (e dipinti in modo da essere il più opachi possibile) è un elemento importante che contribuisce ad aumentare in maniera significativa il contrasto offerto da uno strumento astronomico. Questo è tanto più vero quanto più è luminoso il soggetto dell’osservazione. Questo è abbastanza logico. Dato che l’interno del tubo ottico, anche se dipinto in nero opaco, riflette sempre qualche percento della luce incidente, se si sta osservando la Luna “qualche percento” è “tanto”, mentre, se si sta osservando un debole campo stellare, la differenza tra uno strumento con ottimi diaframmi e uno che ne è privo è irrilevante (a parità, naturalmente, di tutte le altre condizioni).
La disposizione ideale dei diaframmi dovrebbe essere calcolata in modo che da ogni punto del piano focale di possa “vedere”, eventualmente attraverso riflessioni nei vari elementi ottici, tutto l’obiettivo, ma null’altro! Tale condizione è abbastanza perseguibile nei rifrattori, dove il cammino ottico è sostanzialmente un cono che parte dall’obiettivo e ha vertice nel piano focale. E’ invece impossibile ottenere una buona diaframmatura in tutti gli strumenti con lo specchio obiettivo posto in fondo al tubo, per il semplice motivo che qualsiasi diaframma posto nel tubo ottico andrebbe a “fare ombra” sullo specchio primario, riducendone l’apertura utile. Si possono mettere diaframmi attorno allo specchio secondario se lavora coassialmente al primario (Maksutov, Cassegrain e derivati) o al limite nel tubo del focheggiatore o del paraluce su cui scorre il primario.
Per aumentare in maniera significativa il contrasto di strumenti non diaframmabili, come lo Schmidt-Newton del nostro lettore, la soluzione ideale è foderare l’interno del tubo di vellutino nero (ciniglia opaco), reperibile in merceria. Consigliamo di farlo, però, solo a chi ha più che confidenza nel montare e smontare telescopi.