Ogni teoria è basata sulla scelta di alcuni assiomi (proposizioni che vengono dichiarate cosi’ come sono e non vengono dimostrate), dai quali discendono le dimostrazioni di tutte le altre proposizioni.
Una domanda interessante è “come scegliere gli assiomi fondamentali di una teoria?”. Un elemento fondamentale nella scelta degli assiomi è che essi siano non-contraddittori ed indipendenti.
La Geometria Euclidea è basata su alcuni assiomi tra cui il “Postulato delle parallele”; il quale dice che “Per un punto esterno ad una retta data si può condurre una ed una sola parallela alla retta data”. Da questo, e da altri assiomi, si deducono e si dimostrano tutti i teoremi validi in questa geometria, come ad esempio “La somma degli angoli interni di un triangolo è 180 gradi”.
Numerosi matematici posteriori ad Euclide cercarono di dimostrare l’Assioma delle parallere perché ritenevano che questo fosse un teorema e che Euclide l’avesse inserito nella sua teoria come un assioma perché non fosse stato in grado di dimostrarlo.
Questi tentaivi portarono alla scoperta (come spesso avviene in matematica) di una parte della matematica nuova: le geometrie non euclidee.
Queste geometrie non sono basate sul Postulato delle parallele, anzi lo negano. E quindi alcuni teoremi validi nella geometria euclidea non saranno validi nelle geometrie non euclidee; come ad esempio il teorema sulla somma degli angoli interni di un triangolo.
Queste geometrie si svilupparono ampiamente nella seconda metà del secolo scorso, e non devono essere assolutamente considerate delle semplici curiosità matematiche. Nelle geometrie non euclidee (a differenza di quella di Euclide) si possono pensare delle proprietà che non ricorrono al concetto di misurazione o al confronto di grandezze.
Queste geometrie hanno le loro origini nelle regole della prospettiva (basate dul concetto di punto di fuga) che artisti importanti del Rinascimento, come Alberti, Brunelleschi, Piero Della Francesca e altri, studiarono scientificamente
Due esempi di [b]Geometrie non euclidee [\b] sono:
quella iperbolica e quella ellittica.
Un modello per la [b] geometria ellittica[\b] è:
la sfera, in cui le rette sono i cerchi massimi (cioè i cerchi formati come intersezioni di un piano passante per l’origine con la sfera). Quindi in questo caso ad esempio per un punto esterno ad una “retta” (che in questo caso è un cerchio massimo) non passa nessuna retta parallela (perchè si incontrano tutte in un punto).
Un modello per la [b] geometria iperbolica[\b] è:
la superifie formata da due imbuti le cui parti più grandi combacino.
In questo caso le “rette” sono le geodetiche (cioè la curva di minima lunghezza che congiunge due punti). In questo caso si dimostra che da un punto esterno ad una “retta” si possono condurre due “rette” parallele.
In entrambi questi modelli la somma degli angoi interni di un triangolo è differente da 180 gradi (nel primo caso è maggiore, nel secondo minore).
La geometria euclidea viene utilizzata per rappresentare la realtà che ci circonda, perché viene considerata un’approssimazione dello spazio che circostante, però noi viviamo sulla terra che non é un piano, le rette non sono in realtà rette. Anche nella teoria della relatività di Einstein hanno influito le geometrie non euclidee, e legame strettissimo ce l’hanno con la prospettiva. Come si possono rappresentare due rette parallele che vanno verso un punto di fuga se due rette parallele non si incontrano mai?
In realtà per la geometria proiettiva (geometria non euclidea) due rette parallele si incontrano in un punto all’infinito.