Salve, a seguito della vicenda della Caffaro mi incuriosisce capire come è fatto il PCB a livello molecolare e le sue proprietà. la ringrazio

Con il termine policlorobifenili e con la
sigla PCB ci si riferisce ad una serie di composti chimici derivanti
dall’idrocarburo aromatico denominato bifenile per sostituzione di uno o
più atomi di idrogeno con altrettanti atomi di cloro.
Dei 209 composti diversi che si possono ottenere teoricamente in questo
modo, solo un centinaio si ritrovano nelle miscele che, ottenute
industrialmente dalla reazione di clorazione del bifenile, vengono o
venivano utilizzate nelle varie applicazioni dei PCB.
Conseguentemente le sostanze che ordinariamente chiamiamo PCB sono
propriamente, dal punto di vista chimico, delle miscele di idrocarburi
aromatici clorurati i cui singoli componenti possono essere moltissimi e
differenti fra loro per il numero (omologhi) e la disposizione (isomeri)
nella molecola degli atomi di cloro. Tali differenze di composizione e
struttura comportano apprezzabili differenze di comportamento chimico,
fisico, e anche biologico.
Pertanto quelle che vengono rilevate sulle miscele non sono altro che le
proprietà risultanti dalla combinazione delle singole caratteristiche di
ciascun componente. Tuttavia poiché le proprietà di maggiore interesse
applicativo sono correlabili con una certa approssimazione al grado medio
di clorurazione espresso come percentuale di cloro, tale parametro è stato
preso come riferimento per classificare i vari prodotti in uso. Per questo
motivo le denominazioni commerciali fanno spesso riferimento a tale
parametro (Aroclor 1242, ad esempio, si riferisce ad una miscela di
bifenili clorurati che mediamente contiene circa il 42% di cloro).
Dal punto di vista delle caratteristiche chimico-fisiche si può qui
riferire che si tratta di sostanze generalmente liquide, con densità
superiore a quella dell’acqua e crescente in funzione del grado di
clorurazione medio (tanto che i PCB ad elevato contenuto di cloro possono
avere consistenza solida), con bassa tensione di vapore, altobollenti
(presentano punti di ebollizione intorno ai 300 °C a pressione ambiente),
solubili nei principali solventi organici e in generale negli oli
minerali, e scarsamente solubili in acqua.
Le applicazioni pratiche dei PCB sfruttano, o sfruttavano, le loro
proprietà dielettriche, di inerzia chimica, di resistenza al calore ed al
fuoco, e di ridotta variabilità delle caratteristiche fisiche nel tempo e
sotto l’azione di forti sollecitazioni (alta pressione).

Principali applicazioni dei policlorobifenili – Questi
composti hanno trovato applicazione nell’industria elettrotecnica quali
liquidi dielettrici in apparecchiature come trasformatori, condensatori,
etc., quali plastificanti nella produzione di materie plastiche dotate di
buone caratteristiche di isolamento elettrico (cavi elettrici), quali
plastificanti in generale nelle materie plastiche e nella produzione di
carte speciali come, ad esempio, le carte autocopianti, quali fluidi di
trasporto del calore in impianti scambiatori di calore operanti a
temperature elevate e che richiedono fluidi ad elevata capacità termica,
quali lubrificanti in meccanismi operanti sotto elevate pressioni come ad
esempio nelle applicazioni subacquee.

Danni Ambientali
– I PCB (policlorobifenili) sono una classe di composti che fino al 1977
erano largamente utilizzate in Nord-America come refrigeranti e
lubrificanti per materiali elettrici. Nonostante siano stati banditi da
oltre un trentennio, queste sostanze sono così resistenti da essere ancora
largamenti presenti negli oceani. E’ proprio questa loro “inerzia” alla
trasformazione che li rende così persistenti, e che fa sì che una volta
entrati nel ciclo delle vita possono causare danni a migliaia di
chilometri dal luogo che li ha visti entrare originariamente nella catena
alimentare. La loro struttura chimica è esemplificata nella figura di
sotto:


A sinistra il BENZENE, una sostanza il cui nome è abbastanza noto al pubblico come inquinante. E' il mattone costitutivo della molecola chiamata BIFENILE (al centro), che rappresenta la struttura di base dei PCB (policlorobifenili), in cui un certo numero di atomi di cloro sono presenti su uno o entrambi gli anelli in dipendenza dell'identità precisa del singolo policlorobifenile.


Gli
effetti dei PCB nei mammiferi, pur non essendo completamente noti,
includono l’alterazione dei cicli riproduttivi, squilibri ormonali, e
l’indebolimento del sistema immunitario.
PCB
e ancor di più i loro derivati diossinici e furanici, analogamente ad
altri composti organici clorurati, presentano caratteristiche di nocività
e tossicità, ed è per questo motivo che la loro diffusione nell’ambiente
viene riguardata come una vera e propria contaminazione.


Purtroppo, a causa della multiforme adattabilità di queste sostanze alle
esigenze industriali e commerciali, la loro produzione e le loro
applicazioni sono talmente diffuse, unicamente a possibili casi di
smaltimenti incontrollati in contrasto con la normativa vigente, che oggi
i PCB possono essere considerati contaminanti ubiquitari essendosene
verificata la presenza in tutta l’antroposfera.




Rassegna della normativa vigente –  Per quanto riguarda
la normativa cui far riferimento in relazione all’uso di apparecchiature
contenenti PCB, si segnala innanzitutto quella generale del d.P.R. 303/56
concernente l’igiene del lavoro ed il d.P.R. 547/55 sulla sicurezza sui
luoghi di lavoro.


Altra norma generale applicabile è il decreto legislativo 277/91 in
materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da
esposizione ad agenti chimici fisici e biologici durante il lavoro, che ha
recepito alcune Direttive Comunitarie all’interno del quadro normativo
sopraindicato.


La normativa specifica riguardante l’uso delle sostanze e delle
apparecchiature contenenti PCB è il d.P.R. 216/88, che comprende
restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune
sostanze e preparati pericolosi.


In particolare l’art. 4 stabilisce che “è vietata l’immissione sul
mercato e l’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi di cui al punto
1 dell’allegato, nonché degli apparecchi, impianti e fluidi che li
contengono
“. L’uso di tali apparecchi impianti o fluidi è tuttavia
consentito sino all’eliminazione o fino al termine della loro durata
operativa.

Ai sensi dell’art. 5, tali apparecchi, impianti o fluidi devono essere
denunciati presso ciascuna regione o provincia autonoma territorialmente
competente. Sempre l’art. 5 al comma 5, prescrive che la cessazione di uso
nonché le modalità di smaltimento delle sostanze dei preparati e dei
prodotti di cui all’allegato sono denunciati agli stessi enti entro trenta
giorni dall’avvenuta cessazione.




La vigilanza sul decreto 216/88 è attribuita alle Unità Sanitarie Locali
ed alle Regioni.




Il decreto del Ministro della sanità del 17 gennaio 1992 indica le
modalità di etichettatura degli apparecchi ed impianti contenenti
policlorobifenili e policloroterfenili.


Nella parte inferiore l’etichetta deve contenere le seguenti indicazioni:
  • Contiene PCB/PCT suscettibili di
    provocare effetti cumulativi nell’organismo e di contaminare l’ambiente
  • Evitare ogni contatto diretto con il
    liquido e/o vapore contenenti PCB/PCT
  • Evitare che i rifiuti contenenti PCB/PCT
    sia liquidi che solidi vengano scaricati nelle fogne o nei canali di
    scolo, né siano abbandonati sul terreno
  • Le operazioni di esercizio, di
    controllo e di manutenzione, in condizioni normali e di emergenza,
    nonché le attività di smaltimento devono essere condotte secondo quanto
    disposto dalle norme C.E.I. 10-6 e 11-19 capitoli 3-4 o da altre norme
    tecniche.
    In particolare ispezioni e/o interventi di emergenza conseguenti ad
    incendio devono essere eseguiti utilizzando maschere con filtro per
    acido cloridrico o per vapori organici.
    Inoltre i rifiuti devono essere raccolti in contenitori metallici
    ermetici di adeguata robustezza e conservati fino allo smaltimento
    finale secondo le prescrizioni tecniche dettate dalla Delibera del
    Comitato Interministeriale 27/7/84.
  • In caso di funzionamento anormale
    dell’apparecchio consultare il fabbricante/manutentore
  • In caso di perdita di liquido
    contenente PCB/PCT dell’apparecchio telefonare a: _________
  • In caso di incendio chiamare i VVFF
    avvertendo che trattasi di apparecchiatura contenente PCB/PCT
  • Vietato aprire la segregazione
    dell’apparecchio se non dal personale autorizzato.