Salve. Vorrei sapere da dove deriva il nome l’aggettivo “alogene” delle omonime lampade e se ha una relazione con gli alogenuri ben noti dalla chimica. Grazie.

L’illuminazione ad alogeni non è altro che una variante della lampada ad incandescenza. L’interno delle lampade viene riempito con un gas alogeno (essenzialmente bromo), che permette la rigenerazione del filamento di tungsteno. Quando il filamento raggiunge una determinata temperatura (circa 3000° Kelvin), gli atomi di tungsteno che evaporano dal filamento, dopo essersi combinati chimicamente con gli alogeni, si depositano nuovamente sul filamento per ricominciare un altro ciclo. In una lampada normale tali atomi si depositano invece sul vetro del bulbo e lo anneriscono.

Esistono due tipi di lampade ad alogeni: quelle che funzionano direttamente sulla rete elettrica e quelle che hanno bisogno di un trasformatore.

Le alogene a bassa tensione (BT):
si allacciano direttamente alla rete. Si tratta, in genere, di lampade di forte potenza (da 100 a 1000 W), spesso dotate di variatore. Solitamente vengono utilizzate per un’illuminazione di tipo indiretto: lampade a stelo, applique ecc. Per sopportare l’elevata temperatura dell’alogena, l’involucro non è in vetro ma in quarzo. Questo materiale, tuttavia, presenta l’inconveniente di essere sensibile all’unto delle mani; per questo motivo, le istruzioni invitano a non toccarlo mai con le dita e ad utilizzare un panno in modo da evitare il contatto diretto. Infatti, se unte, le lampade ad alogeni non funzionano bene perché il filamento non riesce a rigenerarsi (se avete inavvertitamente toccato la lampada ad alogeni con le dita, pulitela con alcol prima di metterla in funzione). Oltre alle lampade ad alogeni a tubo con doppio morsetto, esistono lampade a doppio involucro che possono essere avvitate sullo stesso portalampada utilizzato per le lampade incandescenza. Queste lampade possono essere maneggiate senza particolari precauzioni.

Le alogene a tensione molto bassa (“dicroiche”):
sono collegate ad un trasformatore (6, 12, e 24 volts). La potenza varia da 5 a 150W. Generalmente vengono utilizzate per ottenere una luce diretta e circoscritta, per esempio, per valorizzare un quadro.
Nel caso di potenza non molto elevata (100 watt o meno) e per una illuminazione diretta, le lampade ad alogeni offrono anche il vantaggio di un minore consumo rispetto a quelle ad incandescenza normali.  Ai fini del contenimento dei consumi energetici, è bene limitare l’uso delle lampade ad alogeni di elevata potenza per la sola illuminazione di oggetti particolari che richiedono alta resa cromatica.

Esistono lampade ad alogeni che non utilizzano il tungsteno ma altri metalli, capaci di prolungare la vita media fino a 6000 ore pur mantenendo le stesse caratteristiche di quelle al tungsteno. L’unica differenza è il costo maggiore.

A differenza del vetro, il quarzo delle lampade ad alogeni non filtra i raggi ultravioletti, dannosi per l’uomo. A una distanza di 50 cm da un’alogena di 12 V, la dose di ultravioletti assorbita è paragonabile a un’esposizione al sole durante la stagione primaverile. Per una lampada da tavolo, per esempio, è preferibile usare una lampadina ad incandescenza oppure un’alogena dotata di filtri anti-UV.

Per un approfondimento lessicologico si veda la seguente risposta

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=8076